....se vuole mangiare deve fare un'altro lavoro
Purtroppo è il segno di una cultura al ribasso, a mio parere.
E' sempre più valido il luogo comune che, se ti dichiari "musicista", ti senti
rispondere: "Ok, ma che lavoro fai veramente?"
Se poi ci spostiamo su tutto quanto ruota attorno alla musica, penso ai
tecnici, per esempio, è ancora peggio.
qualsiasi cosa ti perdere tempo oggi e' controproducente
Viviamo in un'epoca in cui la vita media dello strumento è di due/tre anni se
va bene, mentre prima l'anzianità superava i cinque, in molti casi.
Se poi facciamo un po' di autocritica, noi "corriamo dietro" questa moda,
possiamo imputare la causa al "logorio della vita moderna", però un Newsgroup o
un forum sono lo specchio della realtà, e molto spesso leggi di appassionati
che acquistano online investendo molti soldi sulla base del consiglio altrui,
suonano lo strumento lo stretto tempo necessario per ascoltare i preset per
poi, delusi, porlo in vendita in qualche mercatino.
In alcuni casi si ritorna nel forum prima di venderlo e si domanda se può
fornire prestazioni extra che, magari, non abbiamo trovato (indice di una
scarsa lettura del manuale).
Purtroppo, e lo scrivo a malincuore, per quanto riguarda anche le tastiere
sono "affogate" nell'elettronica di consumo, e le scegli come scarichi un mp3
dalla rete.
Certe scelte fanno la gioia del "topo da magazzino" che acquista strumenti
usati di una/due generazioni precedenti a buon mercato!
la mia tristezza e' che la maggior parte dei nuovi strumenti
(...secondo la mia personale esperienza e opinione sia chiaro....)
sono poco espressivi
e funzionano male
spesso risultano poco espressivi semplicemente perche' funzionano male
pero' ammetto che spesso non ci sforza di impegarsi ad usarli
Posso darti ragione per quanto riguarda la razionalizzazione di alcuni
parametri, ma gli strumenti odierni sono molto più "User Friendly" rispetto a
prodotti di dieci anni fa.
Scrivi del DX7: sono proprio pochi quelli che in Italia lo sanno usare, gli
altri hanno optato per i modelli successivi (vedi la SY77/99) i quali fornivano
menu leggermente meno ostici da programmare.
Un D50 non è certamente una "passeggiata" come navigazione, nonostante una
sintesi più semplice da comprendere, mentre oggi accendi un sintetizzatore e
hai, in alcuni casi, una doppia modalità di visualizzazione del menu
(Easy/Advanced), o addirittura una guida in Italiano che ti segue passo/passo.
Il manuale di Yamaha. per esempio, è sempre un bel "tomo", ma se si perdesse in
bagno qualche mezz'ora per leggerlo hai la padronanza assoluta dello strumento
con esercizi passo/passo.
La citazione del DX7, in ogni caso, "casca a fagiuolo", perchè l'utente, oggi
come allora, sta vivendo il periodo del Preset senza voler approfondire.
ad goni modo "ripeto"
ultimamente tutti gli apparecchi (strumenti ?) che ho comprato
mi hanno fatto perdere tempo e soldi
e soprattutto mi hanno sottratto la maggior parte del tempo (gia' poco)
a mia disposizione per la musica
In questo caso, e non ti offendere, a mio modo di vedere vanno rivisti i
criteri di scelta.
Io ho strumenti in casa anche di venti anni che non vendo manco se mi scannano,
non per questioni di "Vintage", perchè alcuni valgono 100 euro se va bene,
perchè a suo tempo li scelsi per alcune caratteristiche nella tavolozza timbri
che dovevano interagire con quanto già posseduto.
Ogni strumento va inteso come un tassello a formare il nostro setup e il
successore deve garantire prestazioni analoghe fornendo una serie di
innovazioni che cerchiamo, altrimenti è meglio tenere quanto posseduto.
In questo NG ricordo le discussioni per il passaggio da Trinity a Triton, per
esempio, qualcuno ancora si pente.
il timbro si .... l'espressione no...
preferisco una DX7
dove non trovi il timbro.....ma l'espressione SI.
Attenzione, perchè discutere di DX7 è rischioso, un po' come a suo tempo si
discuteva di "grana" digitale e analogica, altro fattore che doveva stabilire
l'espressività per alcuni.
E' stato già scritto da altri se non erro e a suo tempo: la prima serie di
pianoforti digitali RD Roland, implementava la sintesi SA, elemento che ha reso
quella serie imbattibile come espressività, nonostante un timbro
poco "realistico", in seguito si è scelto (anche per questioni economiche) di
sfruttare il campionamento, all'inizio come una serie di fotogrammi, in seguito
inserendo una specie di "manipolazione" per rendere più dinamiche le immagini
(perdonate la descrizione, ma è per semplificare).
Anche sui sintetizzatori è comparsa identica evoluzione, l'ultimo passo è
l'interazione sempre più stretta con il mondo degli arranger (esempi "smaccati"
sono proprio MM6 e GW-8, studi più complessi sono il Karma di Korg).
Direi che l'espressività, nonostante l'uso massiccio di wavetable e sintesi in
sottrattiva c'è stata, e anche molto se andiamo a vedere alcuni modelli dotati
di circuiti particolari (filtri o DAC belli "corposi") i quali aumentano il
range dinamico e, di conseguenza, il parametro espressivo.
In sostanza posso condividere l'aspetto che prediligi una sintesi "pura"
all'uso di forme di onda, però l'aspetto dell'espressività da te esposta resta
un parametro assolutamente soggettivo, perchè la serie Motif, oppure l'ultimo
M3 di Korg per citare i primi due modelli che mi vengono in mente, pur
sfruttando una wavetable hanno "botta espressiva" da vendere, mentre in fascia
economica si cerca di risparmiare, questo è vero, ma il range dinamico di un
Juno-G, per esempio, è assolutamente superiore rispetto a un prodotto Roland di
venti anni fa circa nella stessa fascia e con caratteristiche simili (U20 per
esempio?).
Gli step evolutivi ci sono, noi riusciamo a coglierli?
Scusate per la lungaggine, ma l'argomento è interessante.
Un saluto a tutti.
R.Gerbi
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www.myspace.com/smstrumentimusicali